ARCOLA NEL TEMPO

 

   Di Arcola, arroccata sul ripido declivio di un poggio alle spalle della Via Aurelia a dominare strategicamente l'ultimo tratto del Magra, è rimasta celebre l'ammirativa descrizione procuratane  nella seconda metà del XVIII secolo da un illustre medico e naturalista fiorentino, Giovanni Targioni Tozzetti, nelle sue Relazioni di alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa: «Benissimo situata, con bellissimo e fertilissimo territorio, il più ameno per avventura, ed il più vago della provincia». Compreso in quella storica terra di mezzo tra Liguria e Toscana che è la Lunigiana, il comune (terzo della provincia della Spezia per numero di abitanti e uno degli otto costituenti la Val di Magra) si estende attualmente su un vasto territorio, parte collinare, dove uliveti e vigneti contornano insediamenti - le cosiddette «ville» - antichissimi (vi è stata rinvenuta una statua stele eneolitica), e parte pianeggiante, a vocazione ormai prevalentemente industriale, lungo la riva destra del fiume prossimo alla foce.

   In epoca precristiana casserum, ossia deposito militare e stazione di transito nell'avanzata dei Romani contro i Liguri (193-175 a.C.), il borgo si sviluppò nell'Alto Medioevo per sfuggire la malaria che affliggeva l'antico e glorioso porto di Luni, soggetto a un progressivo insabbiamento. Incluso tra i possedimenti del ramo obertengo dei marchesi di Massa e Corsica, che tra il X e l'XI secolo vi fecero erigere una torre pentagona e quindi,  a verosimile presidio dalle incursioni di Normanni e pirati saraceni, un castello (la più antica menzione del castrum rimonta al 1014, quando Arrigo II confermò il possesso di parte del territorio arcolano all'Abbazia di San Zeno), passò nella seconda metà del secolo XI tra i feudi della linea collaterale degli Este, domini della limitrofa Vezzano, e nel 1209 fu ceduto al vescovo di Luni. Reintegrato alla signoria obertenga dei Malaspina, talmente odiosa agli abitanti da risolverli a un esodo di massa nella vicina Sarzana, di cui acquistarono il borghesatico,  nel 1278 venne venduto dal marchese Moroello di dantesca memoria al capitano Oberto Doria, che, nella persona del suo vicario Manuele di Negro, lo cingeva d'assedio per conto dei Genovesi, e costituito a baluardo contro Pisa. Dal 1320 al 1328 conobbe  la dominazione di Castruccio Castracani; tornato sotto il vassallaggio genovese, nel 1430 subì l'occupazione delle truppe di Niccolò Piccinino e fu incorporata nel dominio del duca di Milano Filippo Maria Visconti, finché nel 1494 fu reso alla Repubblica marinara, che vi istituì una podesteria. Nei secoli seguenti le sorti dell'insediamento restarono intrecciate a quelle della  Serenissima fino al 1797, quando entrò a far parte della Repubblica Ligure istituita dal Bonaparte (nel 1799 il suo complesso castellano subì gravi danni nel corso degli scontri fra gli eserciti napoleonico e austro-russo infurianti nella zona fino alle pendici del monte Sorbolo). Inglobata nel Regno di Sardegna al declino dell'astro napoleonico (1815) e quindi nel Regno d'Italia (1861), nel 1870 Arcola vide aggregarsi il soppresso comune di Trebiano, antico oppidum del porto di Lerici. Nel 1923 passò dalla giurisdizione della provincia di Genova a quella della neonata provincia della Spezia, per ampliare il cui territorio fu privata nel 1928 delle frazioni di Pitelli, del Muggiano, di Fossamastra, di San Bartolomeo, di Ruffino e dei Pagliari, perdendo quel prezioso sbocco sul mare che le competeva ab antiquo (il porto protostorico di Baccanum).
   Fin da tempi assai remoti Arcola si segnalò per illuminate istituzioni umanitarie ed educative, che la distinsero tra le località limitrofe:  dall'
Opera Pia della Casilina, fondazione di soccorso e ricovero per infermi regolata da una Bolla di Sisto IV già nel 1472, il cui fabbricato esiste tuttora ai piedi del colle in località Prado, all'Ospedale litoraneo, poi Oratorio, «de centum clavis» a San Bartolomeo, attivo fino al tardo '500 e demolito nel 1798, celebre per le sorgenti d'acqua termale (li bagni); dal Pio istituto di pubblica utilità Bastreri e Tancredi, scuola primaria e secondaria che, mercé lo zelo filantropico e l'intraprendenza di due mercanti,  conferì al paese fin dall'inizio del secolo XIX la palma degli studî su tutta la vallata del Magra, alla Pubblica Assistenza Croce Verde, associazione di pronto soccorso creata nel 1896 da un manipolo di volontarî guidati da Lorenzo Balduini.