LA  CASA

 

   Negli anni Dieci del secolo scorso l'avvocato Massimo Fiamberti (1851-1933), che la discendenza da antico casato comitale, i ripetuti mandati parlamentari in qualità di deputato del Regno d'Italia e le iniziative filantropiche ascrivono tra le precipue glorie arcolane, fece erigere nel paese natale un sobrio ma pregevole palazzetto, non immune da concessioni al gusto liberty imperante. La residenza, edificata su vestigia di una costruzione precedente in panoramica posizione dominante la piazza centrale del paese, poco distante dalla cinquecentesca dimora di famiglia (Casa «Grande» Fiamberti), venne ultimata nel 1912, come attesta la data incisa, secondo l'uso dell'epoca, sull'architrave marmoreo del portale d'ingresso, i cui battenti, restaurati di recente, esibiscono tuttora le iniziali del primo proprietario.     

                                                                                              

Il portale d'ingresso al palazzo

   Dopo un primo periodo di splendore, l'immobile conobbe una serie di vicissitudini che ne decretarono il rapido declino:  divenuto  «Casa del Fascio», al tempo del secondo conflitto mondiale diede ricetto a un distaccamento delle scuole medie della Spezia, minacciate dai bombardamenti; ospitò quindi il circolo sociale «Casa del Partigiano» e, al pianterreno, il bar Cozzani e la Cooperativa di consumo  «La Proletaria», per andare via via sempre più ammalorandosi fino allo scorcio del secolo, quando, ormai ingrigito e fatiscente, alloggiava, nei locali occupati in precedenza dal bar, l'Ufficio anagrafico del Comune.

   Fortunatamente, dal principio degli anni 2000, gli acquirenti delle diverse unità abitative, progressivamente alienate dalla contessa Bianca, vedova dell'avvocato Mario Fiamberti, figlio di Massimo, hanno intrapreso un'amorosa e paziente opera di salvataggio del fabbricato, che lo ha ormai restituito all'aspetto primitivo.

   Per un caso fortuito, nel Gennaio del 2012, gli attuali proprietarî di 1912 - Richiamo da una stella si trovarono a visitare un appartamento in vendita, ripristinato di fresco, all'ultimo piano dello stabile. Sùbito conquistati dalla grazia austera del palazzo, dal fascino fané della scalinata interna in marmo e dalla vista impareggiabile, interpretarono come un segno del destino l'essersi imbattuti in quell'abitazione proprio nel centenario della nascita dell'edificio che la racchiude: decisero così di farne una dimora per ospiti di passaggio, sicuri che a questi ultimi sarebbe bastato affacciarsi a una qualsiasi finestra perché l'incanto del luogo tornasse a operare i suoi effetti. Nell'Ottobre del 2020 la proprietà si è estesa all'alloggio confinante, che dispone, nel sottotetto, di una stupenda torretta con tetto a capanna.

   Dai balconi e dalle vetrate degli appartamenti e della torretta, che beneficiano di una triplice o quadruplice esposizione, si abbraccia un panorama di straordinaria bellezza che il tempo non ha scalfito: dal dolce declivio boschivo del Montesèlo (‘Monticello’) e dal nastro di strada che si avvolge verso il Santuario di Nostra Signora degli Angeli, elevato nella seconda metà del XVI secolo  nel  luogo di un'apparizione della Vergine a cinque sorelle della famiglia Fiamberti, lo sguardo trascorre al piccolo agglomerato, alto sul poggio, di Baccano, con la sua superba Pieve protoromanica dedicata ai Santi Stefano e Margherita;

Baccano e la Pieve dei SS. Stefano e Margherita dalla finestra di un soggiorno

si appunta quindi sugli emblemi monumentali dell’architettura castrense laica e religiosa (la massiccia mole del Castello, oggi sede del Municipio, riedificata nel secondo '800 su resti medioevali; lo svettante profilo della Torre obertenga, intatto esempio di edificio feudale a pianta pentagona, e, più slontanata, la cupola del cinquecentesco campanile della  Chiesa patronale di San Nicolò)

     

     La torre, il castello e la cupola del campanile di San Nicolò da una finestra della torretta

per posarsi infine sui verde versanti collinari del Monte del Frate e della Carbonara e da lì di tetto in tetto spaziare, a perdita d’occhio, fino alle moderne propaggini dell’abitato (il Ponte e il Piano) e all'ultimo tratto del fiume Magra, incoronato all’orizzonte dalla cerchia biancazzurra delle Apuane.

   Il Monte, la vallata del Magra e, sullo sfondo, le Apuane da una finestra di una delle camere da letto